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47. Come i ronin, come il numero degli alberi piantati a Shiga, come il numero atomico dell’argento, simbolo di abbondanza per l’interpretazione angelica.

Ho concluso nel 2023 (a settembre/ottobre, e mi scuso per il ritardo nel comunicarlo) la visita di tutte le 47 prefetture del Giappone. Ciò non vuol dire che abbia visitato tutte le città più importanti o conosciute in esse, ma che ho passato almeno 2 giorni in ognuna di queste prefetture almeno una volta, seguendo i miei hobby e le mie curiosità per ognuna di esse, anche contando il tempo concessomi dai ritmi lavorativi.

Se per ogni articolo ho sempre parlato delle sensazioni, della storia del luogo, degli imprevisti positivi e negativi, in questo articolo, visto che è estremamente complesso rispondere a domande su preferenze, cercherò di fare un riassunto (soprattutto numerico) di ciò che è stata (e il suo significato anche materiale) questa incredibile avventura personale, personalissima.

Il Giappone si divide in varie aree geografiche, sorte di macroregioni. Forse non l’ho mai detto chiaramente in tutti questi anni.

Tohoku (Akita, Aomori, Fukushima, Iwate, Yamagata), Kanto (Chiba, Saitama, Tokyo, Kanagawa, Gunma, Tochigi), Shikoku (Kochi, Ehime, Kagawa, Tokushima), Chugoku (Hiroshima, Okayama, Shimane, Tottori, Yamaguchi), Kansai (Kyoto, Osaka, Hyogo, Mie, Shiga, Wakayama), Hokkaido, Chubu (Aichi, Fukui, Gifu, Ishikawa, Nagano, Shizuoka, Toyama, Yamanashi, Niigata), Kyushu (Fukuoka, Saga, Oita, Kagoshima, Nagasaki, Miyazaki) e Okinawa.

Dovrebbero esserci tutte. Ma per me a volte i loro nomi non coincidono con un ricordo geografico. Ne ho sviluppati di miei, di personali, ricreando una mappa di ricordi che trascende carte, colori e confini.

Ma visto che non sempre si riesce a condividere e trasmettere quanto qualcosa posso colpirci, userò in questo articolo anche qualche numero in più. Ho speso 400.000 yen solo di alberghi, circa 2.800.000 yen di soli Shinkansen (sono quindi esclusi i treni di collegamento regionali quando necessari, i vari traghetti, ecc), più una media di circa 2000 yen a viaggio per souvenir ed entrate a musei.

Ma questi sono i numeri che ci piacciono di meno. Ora arrivano quelli interessanti. Soltanto a piedi ho percorso 3000 km (contando solo i viaggi necessari per visitare tutte le 47 prefetture). Ogni anno degli ultimi 4, togliendo i chilometri in aereo del 2021 per l’Italia, ho una media di circa di 25.000 km, combinando insieme tutti gli spostamenti. Nelle prefetture, durante le mie scampagnate, ho avuto una media di 31 Km al giorno, sempre e solo a piedi.

E a cosa è valso tutto questo, vi chiederete. Con cosa sono tornato a casa dopo ognuno di questi viaggi, dopo aver visto ogni singolo pezzo che macro-compone il Giappone?

Ho visto i 3 giardini più belli di tutta la nazione, i templi shinto e i loro head temples più importanti di tutto lo stato, una ventina di castelli, una quarantina di musei e quasi il doppio di mostre, ho visitato luoghi sperduti, abbandonati dai giapponesi stessi, sperimentato ogni tipologia di meteo e sensazione, conosciuto la pace e la guerra in svariati periodi storici. Ho scalato montagne e colline, percorso crepacci e guadato fiume, ho fatto, saltuariamente, perfino lo speleologo tra stalattiti, stalagmiti, pipistrelli e statue di Buddha. E potrei continuare. Aspetto solo che qualcuno mi offra un contratto per scrivere un libro.

Cosa manca all’appello, ora? Mancano le esperienze di vita “normale”, come assistere al sumo o ad uno spettacolo completo di teatro kabuki. Manca andare a teatro (e magari a vedere la Butterfly dalla parte giusta del mondo). Mancano ancora tante città (Suwa, Iga-Ueno, Matsue, Nagano, Mishima, Toyohashi, Sapporo, Otaru, Biei, Chichibu, Kokura, il mare di Kyoto, le centinaia di isole di Okinawa) e soprattutto lui, il Fuji, che cercherò di affrontare a luglio. Come vedete, non ho fatto ancora nulla. Anzi, forse a scrivere sto anche perdendo tempo…

E se invece pensiamo a cosa manca nella cernita di bellezza a cui ho assitito… Di cosa mi sono dimenticato di parlare? Di loro, le persone. Incontri stupendi (che se avesse avuto più coraggio, tempo e spavalderia) sarebbe potuti essere ancora di più ma che forse sarebbe stati molti di meno se non avessi usato la regola di non prendere mezzi.

Come ovviamente non posso elencare tutte le soddisfazioni che vanno oltre il viaggio stesso. Prima fra tutte sicuramente il fatto che buona parte del contratto a tempo indeterminato che ho firmato a novembre sia grazie al fatto che, a differenza degli altri colleghi, io abbia visitato più luoghi in 4 anni che loro in 30.

Non potete immaginare la contentezza, l’orgoglio dei sensi e il rigoglio del cuore a sentire ciò. I miei sforzi che tornano alla foce. L’energia usata che ritorna al principio. Il tempo investito, il sonno perduto che di colpo si trasformano in oro. E in un oro più prezioso del “loro”…

E questi erano solo i primi 4 round.

La prossima sfida (soprattutto personale) sarà in parte mantenere questo ritmo nazionale ed unirlo, complice il nuovo lavoro, a qualche sortita internazionale (prima fra tutte, Madrid tra qualche settimana). Sicuramente il mio passo decellererà. I giorni festivi certi aumenteranno rispetto agli anni scorsi ma lo farà anche la mole di lavoro soprattutto durante la stagione di picco dei ciliegi. A questo si deve unire la necessità di recuperare i risparmi usati per la mia sussistenza durante i periodi non lavorativi e il trasloco più vicino al luogo di lavoro.

Ciò però non significa che mi fermerò, anzi sto già programmando un calendario per il 2024 in modo da visitare luoghi mai visitati in precedenza, con la possibilità di visitarli, ora, anche con mezzi “più umani”, senza rinunciare all’avventura. Credo di essermelo meritato…

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